A chi percorre la strada che da Sant’Elpidio, uscendo da Porta Romana, conduce verso il mare, appare a sinistra, la grandiosa facciata di una chiesa. Si innalza isolata, priva ormai delle mura perimetrali di cui restano solo le tracce dei basamenti.
Il portale è sovrastato da una mensola che sostiene un piastrino quadrangolare che arrivava al grande oculo. Sulla sinistra, nel Settecento, è stato costruito l’oratorio. La facciata è quanto rimane dell’antica chiesa di Sant’Agostino Vecchio di Sant’Elpidio a Mare. In questo luogo, già nella prima metà del Duecento, esisteva un convento di Agostiniani dove erano vissuti importanti rappresentanti dell’Ordine, come Fra Guglielmo di Maestro Giacomo da Monte dell’Olmo, uno dei testimoni al processo per la canonizzazione di San Nicola da Tolentino, suo maestro al tempo del noviziato nel convento elpidiense; oppure Fra Antonio da Sant’Elpidio, insigne letterato, autore della traduzione in volgare del De Claris Mulieribus di Boccaccio. Non storicamente fondato è invece il legame con il beato Clemente da Osimo, detto anche Clemente Briotti da Sant’Elpidio, generale dell’Ordine, cui è legata la tradizione dell’arrivo, presso il complesso agostiniano, di una delle spine della corona si Gesù Cristo. Proprio per conservare degnamente la preziosa reliquia, nel 1371 era stato edificato, all’interno del Sant’Agostino Vecchio il complesso monumento in pietra d’Istria, di cui oggi non rimangono che tre elementi.
Secondo la tradizione, nel corso dei secoli, la corona di spine, imposta sul capo di Gesù prima della crocifissione, si sarebbe miracolosamente conservata passando da Gerusalemme a Costantinopoli. Nel 1238, l’imperatore d’Oriente, Baldovino II di Fiandra, si era recato a Parigi per chiedere l’appoggio finanziario di Re Luigi IX: in cambio aveva impegnato, e poi ceduto, la corona di spine. Dopo essere rimasta per qualche anno a Saint-Denise, dal 1248 l’importante reliquia venne conservata nella Sainte-Chapelle. Essa si componeva allora di una settantina di spine che, nel tempo, sarebbero state inviate nelle principali chiese d’Europa, come preziosi omaggi dei re di Francia. Una tradizione tardiva (XVII secolo) ricorda che il beato Clemente, priore generale dell’Ordine agostiniano dal 1271, ebbe in dono la Sacra Spina da Filippo III l’Ardito successore di Luigi IX, durante una visita ai monasteri agostiniani francesi.
Giunta in Italia, la Spina era stata portata nel complesso monastico di Sant’Elpidio, la cui chiesa venne ampliata per l’arrivo della preziosa reliquia. La semplice struttura rispecchia l’essenziale razionalità, ereditata dai Cistercensi, che ritroviamo in molta architettura religiosa della Marca due-trecentesca. Nel 1371, all’interno della chiesa di Sant’Agostino fu posto il monumento destinato a conservare la reliquia: una sistemazione che ebbe vita breve a causa delle continue lotte di quei decenni. L’8 settembre 1377 i fermani, guidati da Rinaldo da Monteverde, penetravano nel castello di Sant’Elpidio devastandolo e massacrando gli abitanti. Il giorno successivo la Sacra Spina fu prelevata e portata a Fermo, dove è ancora conservata nella chiesa di Sant’Agostino.
(tratto dal Catalogo della Mostra “L’Aquila e il Leone” ed. Marsilio)
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